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ASL ROMA 5, +32 CASI (TOTALE 172 POSITIVI), DI CUI 5 A CERVARA

ASL ROMA 5, +32 CASI (TOTALE 172 POSITIVI), DI CUI 5 A CERVARA: (% DI CONTAGIO PIU’ ALTO DELLA PROVINCIA) E 1 A VICOVARO. MA NESSUNO PROTESTA CON LA REGIONE, CHE APRE UN REPARTO DI TERAPIA INTENSIVA A PALESTRINA (E SUBIACO ATTENDE DA 4 ANNI)

“32 nuovi casi positivi. 916 persone sono uscite dall’isolamento domiciliare. Dal 28 Marzo disponibili ulteriori 14 posti di terapia intensiva. Si lavora per riconvertire l’Ospedale di Monterotondo in Covid Hospital per ulteriori 60 posti letto dedicati”, quantifica il bollettino regionale di oggi, 23 marzo. Salgono così a 172 i positivi al coronavirus nei 70 Comuni dell’Asl (ma 22 casi di oggi riguardano il Nomentana Hospital, tra pazienti e personale dipendente (in stato di isolamento all’interno della struttura)” nel Comune di Fonte Nuova.

Nella Valle dell’Aniene, invece, “riscontrati ulteriori 5 casi Covis-19 nel Comune di Cervara di Roma”, che sale così a 6 (una ricoverata all’Umberto I e gli altri 5 in isolamento domiciliare: “per i loro familiari e contatti recenti è stata disposta la quarantena domiciliare” con il tasso di contagio più alto della provincia romana a fronte dei 436 abitanti di Cervara). Anche a Vicovaro oggi il primo caso: “la nostra concittadina, in condizioni di salute stabili, è ricoverata presso l’Ospedale di Subiaco in attesa di essere trasferita”.

Oltre ai precedenti 28 casi accertati a Guidonia Montecelio, 10 a Tivoli, 4 a Subiaco, 3 a Olevano Romano, 2 ad Agosta e 1 a Castel Madama, Rocca Santo Stefano, Cineto Romano e Mandela.

TERAPIA INTENSIVA: SI A PALESTRINA, NO A SUBIACO – Dopo tante bugie sull’ospedale, finalmente una prima, anche se tardiva, ammissione da parte del sindaco di Subiaco: “una norma nazionale e i conseguenti decreti attuativi non prevedono la terapia intensiva in ospedali come il nostro”, ha scritto ieri Pelliccia.

Perché lo ammette solo ora? E perché, nonostante questa consapevolezza, il 9 marzo scorso ha inviato una lettera alla Regione con la sola richiesta del ripristino del reparto di Terapia Intensiva senza chiedere alla Regione anche il pre-requisito necessario per poter riavere quei posti letto, ossia la “classificazione di ospedale sede di Pronto Soccorso”, che questo giornale sollecita da quasi 2 mesi?

L’ospedale di Subiaco dal 2014 che è stato declassato a “presidio di zona particolarmente disagiata” dove, come ha scritto Zingaretti nel decreto U00222 del 2017, “la presenza di letti di terapia intensiva, ai sensi del DM 70/2015 e del DCA U00412 del 26/11/2014, non sono previsti per il Presidio di Subiaco in quanto Presidio di zona particolarmente disagiata”.

“L’Aniene” lo ripete sin dal febbraio scorso: per la riassegnazione della classificazione di “ospedale sede di Pronto Soccorso” all’Angelucci (e la conseguente riapertura di Terapia intensiva) ci sono solo 2 strade.

O mediante la nuova approvazione della legge sugli ospedali montani, che nel 2009 concesse la deroga all’Angelucci prima dello stop della Corte Costituzionale dovuto al commissariamento della sanità regionale, oppure con un decreto del commissario ad acta, come già fatto da Zingaretti nel 2015, quando creò il polo unificato Civitavecchia-Bracciano (qui potrebbe costituire il Tivoli-Subiaco).

Ma solo 7 Comuni del comprensorio hanno finora risposto all’appello di questo giornale (Affile, Agosta, Arcinazzo Romano, Canterano, Cervara di Roma, Cineto Romano e Olevano Romano), mentre gli altri municipi hanno cercato d’imboccare una scorciatoia strumentale e irricevibile (come aveva avvertito “L’Aniene”) e come ora dimostra la tardiva ammissione del sindaco di Subiaco, che pur tuttavia continua a non richiedere alla Regione la riassegnazione della classificazione di “ospedale sede di Pronto Soccorso” per l’Angelucci.

Oltre a tacere, al pari della sua opposizione e degli altri sindaci del comprensorio, sull’ennesimo schiaffo ricevuto da Regione ed Asl, che ieri hanno assegnato “all’ospedale di Palestrina 4 posti Terapia Intensiva no-Covid per fare fronte ad emergenze di altri Ospedali della rete regionale che sarà completa il 28 marzo pv”.

Palestrina non ha mai avuto un reparto di Terapia intensiva, Subiaco invece sì, fino al maggio 2015: in quei locali basterebbe solo riportare le macchine e riattaccare la spina. Invece non sono stati usati dall’Asl manco per creare “l’area di Stazionamento Covid”, che avrebbe evitato di dimezzare i posti letto della Chirurgia ed avrebbe almeno assicurato un percorso breve e pulito dei contagiati in arrivo dal Pronto Soccorso (mentre ora è più lungo e a rischio, perché attraversa ben 2 corridoi comuni a tutti per raggiungere il vano ascensore che conduce al secondo piano).

Così Palestrina è riuscita a battere sul tempo Subiaco, che invece da 4 anni attende la “realizzazione di 2 posti di sala rossa per l’attività di rianimazione” nell’ambito del “rinnovo dell’area del Pronto Soccorso e dell’Area dell’Emergenza” dell’“Angelucci”.

Il comunicato stampa reca la data del 27/04/2016, in piena campagna elettorale per le Comunali sublacensi, ed annunciò l’“Intervento rinnovo Pronto Soccorso e Area dell’emergenza a partire dal 1 ottobre 2016” insieme all’arrivo di ben “5 anestesisti per rafforzare l’attività chirurgica e l’emergenza urgenza”.

Mai arrivati, ovviamente, come il cantiere di rinnovo del Pronto Soccorso, che poi è partito con 3 anni di ritardo ed è ancora a metà del guado, ormai fermo da diverse settimane, alla faccia del cronoprogramma ufficiale di “160 giorni”, partiti dal 19/06/2019 (come per l’elisuperficie, che secondo il decreto regionale doveva essere “attivata entro il 31/12/2015).

Ma, così come i sindaci della Comunità Montana dell’Aniene in questi 4 anni non sono stati capaci di farsi attivare neanche gli annunciati “2 posti di sala rossa per l’attività di rianimazione” (e senza manco mai protestare), anche adesso non osano disturbare il manovratore regionale, neanche davanti all’emergenza sanitaria più grave dell’ultimo secolo.

 

Antonio Sbraga – L’AnienE-News n° 13 – 23/03/2020

 

 

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Periodico d'informazione della Valle dell'Aniene