Non è mai elegante l’autocitazione, però, per dovere di cronaca, corre l’obbligo di scrivere che “L’Aniene” l’aveva già scritto sin dal gennaio scorso: “Se questo Patto si rivelerà un altro “pacco” lo scopriremo solo vivendo. Però è stato avvilente vedere una ventina di sindaci impettiti dalla fascia tricolore e schierati in una sorta di picchetto d’onore da caserma, schierato sull’attenti davanti a Zingaretti manco fosse il presidente della Repubblica e solo per la consegna di 3 nuovi pulmini che vanno a sostituire bus di 30 anni. Basta leggere gli 8 punti del Patto per capire…”. E ora, 11 mesi dopo quell’editoriale, la resa dei conti è avvilente: nessun atto conseguente a quel Patto. Il quale, dunque, si è rivelato per quel che si temeva già allora: un “Pacco”. E per giunta elettorale, considerato che neanche due mesi dopo quella parata nella sede della Comunità montana dell’Aniene, ad Agosta, si è votato nell’election-day del 4 marzo. Così, come avverte l’antico adagio, passata la festa (elettorale), gabbato lo santo territorio della Valle dell’Aniene. I sindaci, come da tradizione, tacciono. La fascia tricolore la usano solo per la giusta protesta (che sarebbe ancor più giusta se, a suo tempo, avessero presentato ricorso al Tar contro i rincari dei pedaggi) contro l’inaccettabile comportamento del ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli che, non ricevendo 40 rappresentanti istituzionali al Ministero, rivela di essere più caricaturale dell’esilarante imitazione interpretata da Maurizio Crozza. Però i sindaci dovrebbero spiegare perché non protestano con altrettanta determinazione contro il governatore Nicola Zingaretti: nel Patto, oltre che in una conferenza stampa, il presidente laziale annunciò di “garantire ai pendolari del territorio uno sconto del 20% sul pedaggio dell’autostrada A24”. Perché Zingaretti (ma accadde anche per Storace, Marrazzo e Polverini) qui non paga mai dazio per gli impegni non mantenuti?