Se nell’alta e media Valle dell’Aniene il mercato immobiliare è “immobile” nonostante le quotazioni medie siano pari ad un terzo del resto della provincia un motivo c’è: si chiama “area interna”. Ossia: è troppo interna per trattenere lo spopolamento, figurarsi per attrarre nuovi residenti. Tre anni fa, il 9 settembre del 2015, la Regione annunciò d’aver “individuato 4 aree interne per il rilancio di zone distanti dai centri urbani. Sono quattro le aree interne del Lazio, la Valle del Comino, i Monti Reatini, l’Alta Tuscia-Antica Città di Castro e i Monti Simbruini, ritenute ammissibili dal Comitato Nazionale aree interne per accedere alle opportunità offerte dalla Strategia nazionale aree interne nei diversi cicli che si succederanno nel periodo di programmazione 2014-2020. La mission della Strategia nazionale è il rilancio di quelle zone del Paese più distanti dai grandi centri di agglomerazione e di servizio e caratterizzate da un alto indice di spopolamento. Inizia il percorso di definizione della strategia dell’area prototipo che per questo primo ciclo è la Valle di Comino come stabilito da una Delibera di Giunta”. Ma, 3 anni dopo, il 28 febbraio scorso è stata solo “approvata la Strategia d’area della prima Area Interna della Regione Lazio. L’iter burocratico è stato abbastanza complesso, i sindaci della Valle assieme alle associazioni, gli imprenditori e l’intero tessuto sociale hanno dato vita ad una serie di progetti su tre assi fondamentali per lo sviluppo d’area quali Sanità, Trasporti e Istruzione/Formazione unitamente allo Sviluppo Locale trasversale a tutti e tre. Per l’Area Interna Valle di Comino sono già stati deliberati 4,7 milioni di euro che serviranno alla realizzazione di questi progetti e si lavorerà al reperimento di ulteriori fondi nazionali e proprio riservati alle aree interne della Penisola”. Se la Regione andrà avanti con questo ritmo lento, l’area interna dei Monti Simbruini, che figura ultima nella graduatoria delle 4, rischia di essere finanziata tra un decennio. Com’è già accaduto, peraltro, per l’effettiva applicazione della “Legge Regionale 7 novembre 2007, n. 18 – Programma straordinario di interventi urgenti nella Provincia di Roma per la tutela e lo sviluppo socio-economico e occupazionale della Valle dell’Aniene”, finanziata solo alla fine dello scorso anno e, per giunta, in 3 rate. La prima ha suddiviso appena 400 mila euro per ben 35 Comuni (con miseri contributi che vanno da un minimo di 6 mila e 364 euro per Saracinesco al massimo dei 37 mila e 814 euro per Subiaco). Ora, il 4 maggio scorso, la Regione ha deliberato la seconda rata di complessivi 600 mila euro per il 2018 e si andrà dal minimo di 9546 euro per Saracinesco al massimo dei 56.722 euro per Subiaco. Il programma triennale si chiuderà il prossimo anno con un milione di euro da dividere sempre in 35 Comuni: Saracinesco avrà 15.910 euro e Subiaco 94.536. Queste, secondo la Regione, sarebbero le “Disposizioni per la tutela e lo sviluppo socio-economico ed occupazionale della valle dell’Aniene”, nonostante sia “risultato che la maggior incidenza è stata rilevata nei piccoli comuni distanti da Roma Capitale e a declino demografico: nell’area della Valle dell’Aniene, ad esempio, ci sono dei comuni nei quali la percentuale di abitazioni non occupate supera il 60%. Il comune di Cervara si pone al primo posto tra i 120 comuni di hinterland metropolitano con l’82% delle abitazioni vuote”, come ha scritto il Primo rapporto statistico sull’area metropolitana romana stilato dall’ex Provincia. Secondo il quale la percentuale media delle case chiuse sul totale delle abitazioni del “Sub-Sistema di Subiaco è del 49,6%”, con punte (oltre l’82% di Cervara) del 77% a Camerata, 76,4% a Vivaro, 73,7 a Vallinfreda, 73% a Jenne, 68,9% a Percile, 66,3% a Vallepietra e il 62,3% ad Arcinazzo.