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Rimborsi dialisi, confermata dalla Corte d’Appello la condanna all’ex impiegata Asl

Anche la Corte d’Appello di Roma ha confermato la condanna per l’ex impiegata dell’Asl Roma 5, la sublacense Virginia Germini, ritenuta già colpevole dal Tribunale di Tivoli lo scorso anno perché, “in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, in qualità di assistente amministrativo presso la Asl Roma 5 con funzioni di addetta all’emissione di mandati di pagamento e dei relativi bonifici, in concorso con il marito V. F. si appropriavano della somma complessiva di euro 311.000 mediante emissione di n° 89 mandati di pagamento che la dipendente V.G. predisponeva sul conto corrente della Bbc di Palestrina agenzia di Subiaco ad entrambi intestato, facendoli figurare come rimborsi per il servizio di trasporto dei pazienti dializzati, attraverso l’utilizzo di determine dirigenziali di autorizzazione al pagamento dei predetti rimborsi in cui non era inserito il nominativo di V. F., soggetto non avente diritto al rimborso perché non dializzato, con l’aggravante di aver agito per futili motivi”. I carabinieri di Tivoli, infatti, avevano accertato che tutte le indebite operazioni di accredito erano state disposte dal sistema informatico, con autenticazione fatta con identificativo e password riconducibili all’impiegata. Le indagini hanno poi evidenziato che sul conto cointestato alla donna vi erano ingenti somme in entrata, tutte disposte con bonifici provenienti dalla casse pubbliche dall’ASL; il denaro poi veniva prelevato allo sportello bancomat al fine di conservare il saldo del conto corrente molto basso o addirittura negativo, per non destare sospetti. Il Giudice per le indagini preliminari nel novembre 2016 aveva disposto il decreto di sequestro preventivo di beni del valore fino a 311.000 euro, dando attuazione alla norma che prevede il recupero delle somme sottratte all’Ente pubblico attraverso il sequestro di beni nella disponibilità dell’indagato. Erano stati sequestrati ai coniugi sublacensi tre immobili e un’autovettura Renault Kadjar prima della condannata “alla pena di anni quattro di reclusione, al pagamento delle spese processuali” (5.400 euro) e di quelle generali, nonché “al risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali a favore della costituita parte civile – la Asl Rm5 –, liquidati in 350.000,00 oltre interessi”; per il marito, invece, “anni due di reclusione”.

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L'Aniene

Periodico d'informazione della Valle dell'Aniene