Anche il 2017 ha messo il (red)dito nella piaga del comprensorio più povero della provincia romana: la Valle dell’Aniene. Il reddito complessivo totale dichiarato dagli italiani ammonta a circa 843 miliardi di euro (+10 miliardi rispetto all’anno precedente) per un valore medio di 20.940 euro, in aumento dell’1,2% rispetto al reddito complessivo medio dichiarato l’anno precedente. Ma tutti i Comuni del quadrante est figurano risultano sotto la media nazionale, quasi dimezzata dal fanalino di coda del comprensorio, Vallepietra, con i suoi 11.490 euro di reddito pro-capite (un quarto rispetto al Comune con il reddito più alto d’Italia, pari a 45.393 euro: Lajatico in provincia di Pisa, residenza del tenore Andrea Bocelli).
LE DICHIARAZIONI 2017 – I redditi da lavoro dipendente e da pensione rappresentano circa l’82% del reddito complessivo dichiarato; il reddito da pensione, rappresenta circa il 30% del totale del reddito complessivo. Il 45% dei contribuenti italiani dichiara fino a 15.000 euro e versa il 4,2% dell’Irpef totale mentre i “Paperoni” con oltre 300.000 euro di reddito sono 35.000 mila (lo 0,1%). Oltre 10 milioni di persone in Italia hanno un’imposta netta pari a zero. È quanto emerge dall’analisi delle statistiche fiscali relative alla dichiarazione 2017 (anno d’imposta 2016) diffuse dal Mef. L’analisi territoriale mostra che la regione con reddito medio complessivo più elevato è la Lombardia (24.750 euro), seguita dalla provincia di Bolzano (23.450 euro), mentre la Calabria ha il reddito medio più basso (14.950 euro).Rimane pertanto notevole la distanza tra il reddito medio delle regioni centro settentrionali e quello delle regioni meridionali.Analizzando i contribuenti per fasce di reddito complessivo si osserva che il 45% dei contribuenti, che dichiara solo il 4,2% dell’Irpef totale, si colloca nella classe fino a 15.000 euro; in quella tra i 15.000 e i 50.000 euro si posiziona il 50% dei contribuenti, che dichiara il 57% dell’Irpef totale, mentre solo il 5,3% dei contribuenti dichiara più di 50.000 euro, versando il 39% dell’Irpef totale.Il Mef rende noto inoltre che oltre 10 milioni di soggetti hanno un’imposta netta pari a zero, precisando che si tratta prevalentemente di contribuenti con redditi compresi nelle soglie di esenzione, ovvero di coloro la cui imposta lorda si azzera per effetto delle detrazioni.
LE ADDIZIONALI PIU’ ALTE – L’addizionale regionale media sale a 410 euro (400 euro nel 2015). I valori più alti si registrano nel Lazio (640 euro) e in Piemonte (510 euro). L’addizionale comunale ammonta a 4,7 miliardi, in aumento dello 0,9% su anno, con un importo medio di 190 euro, che varia dal valore massimo di 250 euro nel Lazio, al valore minimo di 60 euro nella Provincia autonoma di Bolzano. E, infatti, il Lazio si colloca al primo posto nella classifica stilata dai commercialisti delle regioni più tartassate d’Italia, in corrispondenza sia di un reddito imponibile di 36.000 euro annui, sia di un reddito imponibile superiore ai 100mila euro l’anno. L’addizionale regionale media con 36.000 euro di reddito imponibile più cara si paga nel Lazio (848,80 euro), seguito da Molise (789,80 euro), Piemonte (739,90) e Campania (731,80), mentre quelle meno care si pagano nel Nord Est ed in Sardegna. Il Friuli Venezia Giulia è la regione con le addizionali Irpef più basse (363,30). La differenza tra Lazio e Friuli arriva quasi a 500 euro.