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Ma Roma è anche la capitale degli aumenti: ecco i 17 rincari lasciati in eredità dal 2017

La capitale degli aumenti: il 2018 si è aperto col botto di ben 17 rincari, tanti quanti il numero dell’anno, sfortunato per antonomasia, che se n’è andato lasciando in eredità l’aumento dei prezzi record e le tasse più alte a Roma. Spese e tariffe alle stelle, insomma, oltre al titolo di “città più cara d’Italia per l’imposta sulla seconda casa, che ammonta a 2.064 euro medi contro i 1.070 della maggior parte dei capoluoghi di provincia italiani, a Roma per le cosiddette abitazioni di lusso si sfiorano i 6.500 euro complessivi, contro una media nazionale di 2.610. Anche sulle seconde pertinenze, ovvero cantine, garage e posto auto, la Capitale guida la classifica nazionale con 110 euro annui (81 per una cantina, 139 per un box)”, quantifica il segretario generale della Uil di Roma e del Lazio, Alberto Civica. Il quale snocciola tutti i conti delle maggiori spese: “il costo della frutta subisce un’impennata del 4,7% rispetto all’anno precedente. E, rimanendo nell’ambito alimentare, aumenti sono stati registrati anche per il costo del pesce che segna un più 2,3%, dell’olio (+ 2,3%), della carne (+2%), del latte e uova (+1,7%), caffè e te (+1,5%)”. Ma l’inflazione patita nella Capitale durante lo scorso mese di dicembre pesa anche sulle bollette che, rispetto al 2016, “hanno registrato un netto rincaro: più 5,7% il costo del gasolio per riscaldamento, più 4,3% l’energia elettrica, più 4,7% la fornitura d’acqua, più 2,9% il gas. E chi ha deciso di cambiare l’arredamento di casa, ha speso il 7% in più rispetto a chi l’aveva fatto un anno prima. Anche andare dal dentista, spesa di per sé non certo economica- sottolinea la Uil- costa l’1,4% in più rispetto a dicembre 2016. In compenso però diminuisce del 2% il costo delle apparecchiature terapeutiche”. Unica voce calante in un crescendo rossiniano che manda in rosso i conti delle famiglie. Perché va “male anche l’intero settore dei trasporti che registra incrementi su tutti i fronti: dall’impennata del 27% del trasporto aereo rispetto al mese precedente e del 14,2% rispetto a dicembre 2016, al più 6,3% del trasporto su rotaia, al più 3,8% del trasporto marittimo, fino all’aumento del 5% del costo dei lubrificanti per mezzi di trasporto privati”. E se Roma fa parte delle dieci città italiane che hanno scelto di applicare l’aliquota dell’11,4 per mille, superando di quasi un punto percentuale l’aliquota massima dell’Imu (10,6 per mille) Latina, con 827 euro di Imu-Tasi sulle seconde case, risulta invece essere la città più economica del Lazio, seguita da Frosinone con 886 euro totali. Diversa la situazione nel reatino dove, nonostante la situazione post terremoto, è stato deciso di applicare l’aliquota massima dell’11,4 per mille e il costo dell’Imu-Tasi raggiunge i 1.010 euro di media, sottolinea la Uil. “Prezzi alle stelle in tutti i settori primari che mal si conciliano con i servizi offerti e con quanto sta accadendo in una Capitale sempre più in balia di se stessa – commenta Civica – sono diversi mesi che continuiamo a registrare e denunciare un costante incremento dei costi del quotidiano e purtroppo questa escalation sembra non fermarsi. Eppure le polemiche pubbliche sembrano soffermarsi solo su Spelacchio e sui due centesimi del sacchetto bio del supermercato. Non vorremmo fosse un modo per deviare l’attenzione dai temi principali e dai rincari effettivi che stiamo subendo. Per i pochi che hanno ancora un lavoro, raggiungere la Capitale è molto più dispendioso di un anno fa e, visti i costi e soprattutto le tasse, non si può minimamente pensare di acquistare una seconda casa, anche piccola, per evitare di fare il pendolare”.

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L'Aniene

Periodico d'informazione della Valle dell'Aniene